Ritratto di signora di Gustav Klimt

Storia di un ritrovamento e di una sparizione

Da un testo del 1996 di Stefano Fugazza, direttore della Galleria Ricci Oddi dal 1993 al 2009

Molteplici possono essere le strade attraverso le quali un’opera d’arte, ritenuta smarrita, im- provvisamente risorge alla luce del sole, disponendosi così quale tessera mancante nel gran mosaico del comune patrimonio culturale. Ma di certo la sorte toccata all’olio su tela del pitto- re viennese Gustav Klimt Ritratto di ragazza, è una delle più singolari. In tal caso, parlare di ‘giallo’ e di intuizione alla Sherlock Holmes non è fuori luogo, né esagerato.

L’occhio felicemente, intelligentemente indagatore è stato quello della diciannovenne Claudia Maga da Broni (Pavia), all’epoca della scoperta – primavera 1996 – alunna dell’ultimo anno del Liceo Artistico Sperimentale presso l’Istituto Magistrale “Colombini” di Piacenza.

L’abile detective, durante una ricerca scolastica che prendeva in considerazione una decina di ritratti femminili conservati nella Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, ha confrontato il celebre dipinto “Ritratto di signora“, datato 1916-17, con un’altra immagine klimtiana di qualche anno precedente, ritenuta persa, riprodotta in un volume dei Classici dell’Arte Rizzoli. La somiglianza si rivela sorprendente. Alla studentessa non sfugge che tra le due figure molti sono i punti di contatto, a partire da quello più evidente e fondamentale: l’assoluta corrispondenza, che si può ben cogliere a occhio nudo, dei tratti somatici dei volti.

Claudia sovrappone le due immagini e ha il primo, rudimentale riscontro che la sua impressione non è poi così strampalata o azzardata. Certo, rispetto all’opera del 1912, in quella esposta alla Galleria Ricci Oddi mancano il voluminoso cappello a larghe tese, la vaporosa sciarpa fasciante l’esile collo, d’un pallore simbolista, e il tenero décolleté, ma molti indizi, a un’attenta osservazione, fanno ritenere che, sotto le apparenze visibili, si celi il segreto pittorico e coloristico tanto a lungo conservato indenne, mai carpito da storici dell’arte o esperti del massimo interprete della Secessione viennese.

L’intraprendente studentessa, sicura del fatto suo, ne parla con la preside dell’Istituto, Gianna Arvedi e, nel contempo, all’ex direttore della galleria cittadina, Ferdinando Arisi.
Lo studioso, pur comprensibilmente stupito, si rende subito conto che l’ipotesi è tutt’altro che da scartare e ne discute con Stefano Fugazza, direttore della galleria. Vengono eseguite sommarie analisi radiografiche, presso il reparto di radiologia dell’Ospedale Civile di Piacenza e ne emergono incoraggianti, anche se parziali, indicazioni positive.

Insomma, sotto l’immagine klimtiana universalmente conosciuta ed apprezzata, dorme, da più di ottant’anni,”qualcosa”, e per scoprirne l’esatta natura, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Piacenza, di concerto con la direzione della “Ricci Oddi”, affida le delicate e complesse indagini scientifiche a una ditta romana, “Il Cenacolo”, ritenuta la migliore in questo campo che esige alta specializzazione ed enorme sensibilità.

CRONACA DI UN RITROVAMENTO

Al termine degli esami, condotti con le più avanzate tecnologie oggi a disposizione, si arriva alla certezza che l’intuizione di Claudia Maga ha centrato il bersaglio. Sotto il “Ritratto di signora” – acquistato dal collezionista Giuseppe Ricci Oddi nel 1925 dal milanese Luigi Scopinich, su intermediazione dell’architetto Giulio Ulisse Arata – se ne sta acquattato lo spettro sonnolento e dimenticato dell’anteriore “Ritratto di ragazza”. Si direbbe quasi che, nel volgere di qualche anno, l’esperienza di vita abbia trasformato la giovane di un tempo, colta in tutta la sua freschezza e forse in procinto di uscire di casa, nella donna appena adulta, dalla sensualità raccolta e discreta, che ci è stata infine tramandata.

Dopo l’intuizione estetica, il lavoro scientifico. La storia del Klimt ritrovato esce dalle sale della Galleria Ricci Oddi e riemerge nelle stanze di un laboratorio ultra-moderno. Ma andiamo con ordine.
Per verificare l’ipotesi che andava prendendo forma sull’esistenza di un altro dipinto sotto il dipinto già noto, si è proceduto in un primo momento a far eseguire delle radiografie presso l’Ospedale Civile di Piacenza. Questi riscontri – pur nella loro inevitabile parzialità ed empiricità – confermavano che sotto la superficie visibile del Ritratto di signora vi erano evidenti tracce di un precedente lavoro. Occorreva saperne di più. A questo punto, l’Unità Operativa Cultura del Comune di Piacenza decide di affidare i necessari esami specialisti alla ditta “Il Cenacolo srl” di Roma, diretta dall’ingegner Nicola Berlucchi. Si tratta di una delle compagnie italiane di più lunga esperienza e specializzazione nel settore, con all’attivo numerose indagini svolte su importanti opere di maestri tra i quali Caravaggio, Raffaello, Guido Reni, Giulio Romano, Dosso Dossi e Modigliani. Anche a Piacenza le abili cure degli esperti del “Cenacolo” sono note da tempo, da quando, cioè, i tecnici romani condussero fondamentali analisi radiografiche sul monumento equestre di Ranuccio Farnese in occasione del recente restauro.

Ma torniamo a Klimt. Preceduta da un’analisi che ha contemplato gli aspetti storici, quelli archivistici e stilistici, l’ispezione scientifica dei diversi strati che costituiscono l’olio su tela denominato Ritratto di signora (cm. 60 x 55), ha portato a conclusioni precise e definitive, dalle quali risulta che esso ricopre il precedente “Ritratto di ragazza”.

Di quest’ultimo, esposto nel 1912 a Dresda, si aveva a disposizione una sola rappresentazione iconografica, ovvero l’illustrazione pubblicata sulla rivista “Velhagen und Klasings Monatshefte” (XXXII-XXXIII. 1917-18, p. 32), con una datazione di Franz Servaes al 1912. Labile traccia presto svanita. In seguito su quest’opera del geniale artista viennese pareva infatti essere calato un inespugnabile velo d’oblio, fino al momento in cui entra in scena il fulminante sesto senso di Claudia Maga.

Riaperto così un capitolo che sembrava dover per sempre rimanere chiuso, le più moderne tecnologie e metodiche in materia di analisi e scandaglio delle opere d’arte vengono in soccorso all’intuizione e completano, con inoppugnabile oggettività, il mosaico relativo al “caso Klimt” della Galleria Ricci Oddi.

CRONISTORIA

1910 ca.
Verosimilmente in quest’anno Klimt dipinge un Ritratto di ragazza con cappello.

1912
Il Ritratto di ragazza viene esposto a Dresda alla Grosse Kunstausstellung (cfr. Gustav Klimt Dokumentation, Wien, 1969).

1918
La rivista “Velhagen und Klasings Monatshefte” (XXXII-XXXIII,1917-18, p.32) pubblica una immagine del dipinto, datandolo al 1910 e dicendo che è di ubicazione sconosciuta.
In quest’anno – che è lo stesso della morte di Klimt – il gallerista Gustav Nebehay espone presso l’Hotel Bristol di Vienna opere di Klimt. Il Ritratto di signora appartiene a lui. Il fatto davvero curioso è che, in questo stesso anno, come già s’è detto, esce la rivista con l’immagine del Ritratto di ragazza, di cui si ignora la collocazione.

1925
L’architetto Giulio Ulisse Arata contatta il gallerista milanese Luigi Scopinich per acquistare, per conto di Giuseppe Ricci Oddi, il Ritratto di signora. Sarebbe interessante sapere quando Scopinich l’acquistò a Vienna da Gustav Nebehay. Le trattative vanno a buon fine.

1931
Il dipinto Ritratto di signora è esposto nella Galleria Ricci Oddi, allora inaugurata.

1996
A partire dalla felice intuizione della studentessa Claudia Maga, che per prima mette in relazione i due dipinti, viene scoperto il perduto Ritratto di ragazza, “nascosto” dal Ritratto di signora.

1997
Il dipinto viene trafugato.

I PERCORSI DELL’INDAGINE

Entrando nel dettaglio della relazione conclusiva firmata da Giuseppe Fabretti, Maurizio Fabretti e Nicola Berlucchi del “Cenacolo”, si evince che le metodologie usate per le indagini sono state di quattro diversi tipi:

– Raggi X
– Infrarosso fotografico colore (I.R.C.)
– Ultra violetto, fotografia della fluorescenza
– Riflettografia infrarosso e raggi X.

L’insieme di queste tecniche viene raggruppato dagli esperti sotto la comune denominazione operativa di “Indagini multispettrali di controllo non distruttivo”, espressione specialistica della quale è opportuno mettere in rilievo quel “non distruttivo” finale. Infatti, mentre un tempo non sarebbe stato possibile “guardare” oltre la superficie visibile di un quadro senza manomettere o comunque danneggiare (irreparabilmente!) gli strati più esterni di colore e materia, ora invece è possibile “sbirciare” con sonde invisibili al di sotto dello strato superficiale, usufruendo di metodiche assolutamente non dannose e per nulla compromettenti l’integrità fisica e stilistica dell’opera esplorata.

Le tecniche radiologiche, riflettografiche, a raggi infrarossi e ultravioletti, permettono di portare all’evidenza sensibile le zone di colore, i segni e le superfici nascoste all’osservazione ad occhio nudo. I diversi fenomeni ottici venuti in rilievo attraverso le singole ispezioni, nel nostro caso, sono stati successivamente registrati su emulsione fotografica, o, attraverso una telecamera dotata di opportuno sensore-rilevatore, visualizzati su un monitor.

Non è tutto. In un secondo momento le disomogeneità stratigrafiche e cromatiche, evidenziate attraverso le varie procedure sopra elencate, sono state combinate mediante un’elaborazione al computer, tracciando una mappa dei successivi strati cromatici e delle variazioni di spessore. Tradotta la mappa in valori numerici si è ottenuta una fedele ricostruzione in forma digitale dell’immagine soggiacente al Ritratto di signora.

Il controllo incrociato dei dati raccolti con le diverse tecniche di indagine, arricchito da una buona dose di sensibilità estetico-filologica, è il passaggio cruciale per la conferma o meno delle ipotesi scaturite dall’analisi delle singole rilevazioni. Solo così si è potuti pervenire ad una visione d’insieme conclusiva il più possibile ampia e strutturata. Sorprendente nei risultati.

Volendo addentrarci ancor di più in questa emozionante e com- plessa investigazione scientifica, diremo che, ad esempio, con le tecniche a raggi infrarossi e I.R.C., è stata chiaramente evidenzia- ta una vasta disomogeneità cromatica azzurro scuro in prossimità del bordo superiore dell’opera. Come pure una diversa pennella- ta, la cui configurazione è facilmente riconducibile a quella del cappello che figura nella fotografia del Ritratto di ragazza.

Con l’indagine riflettografica si è scoperto che in prossimità del collo, della mascella sinistra e delle spalle del Ritratto di signora si ha la presenza di una stesura sottostante riferibile a una pelliccia posata intorno al collo e lungo la veste.

Spiamo ancora un poco più a fondo la trasformazione di questa donna klimtiana. L’andamento della pennellata suggerisce senza ombra di dubbio che il cappello copriva anche l’orecchio ora visibile e che la capigliatura aveva in origine un’impostazione molto diversa da quella attuale, con i capelli non raccolti all’indietro. Sempre per mezzo dell’esame riflettografico, si è notato, all’altez- za del seno, un fitto e preciso andamento orizzontale della pennellata, andamento oggi senza riscontri percepibili, da ricondurre all’ampio décolleté presente nel dipinto più antico.

Infine, attraverso l’indagine radiografica, si sono messe in rilievo zone di diversità di assorbimento e diffusione delle radiazioni X, segno che la densità e le distribuzioni di massa della superficie di- pinta sono in più punti variabili e diversi da quelli percepiti da una normale osservazione ottica. Anche dalle analisi radiografi- che emergono la diversa impostazione della capigliatura, la pre- senza di una stola di pelliccia intorno alla parte inferiore del volto e del collo, al décolleté.

Mediante le analisi si è anche rilevato che lo strato pittorico pre- senta limitate e circoscritte aree interessate da abrasioni superficiali. La tela è allentata, con qualche lacerazione e microlacune lo- calizzate soprattutto in prossimità dei bordi.

Per la storia di un dipinto di Klimt
testo di Stefano Fugazza (1996)